La nascita della cooperazione
La nascita della cooperazione in Friuli Venezia Giulia risale al 1880 quando, per iniziativa del maestro elementare Eugenio Caneva, viene fondata la prima latteria sociale a Collina di Forni Avoltri. Nei decenni successivi, in poco tempo, le iniziative cooperative si moltiplicano in tutto il territorio del Friuli, sia per iniziativa di numerosi sacerdoti che per quella di imprenditori liberali: alle latterie sociali e turnarie (a Pordenone la prima è del 1882, a Maniago) si aggiungono le prime casse rurali, forni cooperativi (Remanzacco, 1884), circoli agrari (1885 a Pozzuolo del Friuli), cooperative di lavoro e di consumo. Anche nel territorio giuliano ed isontino, all’epoca ancora parte dell’Austria-Ungheria, sul finire dell’Ottocento si moltiplicano le nuove cooperative. Nell’Isontino è fondamentale per lo sviluppo del cooperativismo l’impegno del cattolicesimo sociale e la figura di don Luigi Faidutti, alla cui azione si deve la nascita di numerose iniziative cooperative: nel 1896 nasce la Cassa rurale di Capriva e nel 1899 la Federazione dei Consorzi agricoli del Friuli. Anche Trieste vive un analogo fervore cooperativistico, con la nascita di numerose cooperative, sia nell’ambiente operaio della città che in quello della comunità slovena (nel 1888 nasce la Cassa rurale di Aurisina) e, nel 1903, nascono le Cooperative Operaie.
Alle figure che maggiormente hanno contribuito alla nascita della cooperazione nell’Alto Friuli, Confcooperative ha dedicato un volume ed un documentario (lo puoi vedere qui).
Dalla Prima guerra mondiale al Dopoguerra
Nel 1915 scoppia la Prima guerra mondiale che, tra le tante trasformazioni, produce anche la fine della rappresentanza unica del mondo cooperativo: infatti, il 14 maggio del 1919 viene costituita a Roma la Confederazione Cooperative Italiane per iniziativa delle cooperative di ispirazione cattolica. Di lì a poco, l’avvento del fascismo interromperà l’impetuoso sviluppo del movimento cooperativo, imponendo la chiusura di molte cooperative e iniziando un processo di normalizzazione di tutto il cooperativismo. Il regime provoca lo scioglimento di tutte le Associazioni Cooperative di ispirazione democratica, per costituire l’Ente Nazionale delle Cooperative, requisendo i beni sociali e soffocando l’autonomia dei quadri dirigenti, sino allo sfacelo della Seconda guerra mondiale.
Nel frattempo, la condizione di arretratezza e povertà dell’agricoltura friulana costituiscono la molla che contribuisce alla nascita di alcune nuove iniziative cooperative in ambito agricolo: nascono così, tra gli altri, i Vivai Cooperativi di Rauscedo (1933) e la cantina cooperativa di Casarsa (1931).
Dopo la guerra, il movimento cooperativo rinasce in tutti i territori: il 1° ottobre 1945 risorge a Udine l’Unione delle Cooperative del Friuli, in seguito Associazione Cooperative Friulane. A Trieste, ancora sottoposta al Governo militare alleato, nasce il 27 aprile 1946 la Federazione delle Cooperative e mutue. A Gorizia, l’Unione provinciale delle Cooperative e mutue nasce il 9 luglio 1949. Successivamente, ancor prima dell’istituzione dell’amministrazione provinciale di Pordenone, nascerà anche l’Unione friulana delle Cooperative e mutue della Destra Tagliamento, il 15 settembre 1951.
In quegli anni, accanto alle banche di credito cooperativo e alle cooperative di consumo, il settore fondamentale in cui opera il movimento cooperativo è quello agricolo: nella nostra Regione, nel 1890, le latterie sociali e cooperative erano 30; nel 1895, 84; nel 1901, erano 157 (98 cooperative, 55 turnarie, 5 private), balzando a 315 dieci anni dopo e a 652 nel 1960.
Nel nuovo ordinamento repubblicano del nostro Paese, la cooperazione viene inserita nella Costituzione: l’articolo 45 «riconosce la funzione sociale della cooperazione avente carattere di mutualità».
Gli ultimi decenni
I decenni successivi sono un periodo di grande sviluppo del movimento cooperativo che concorre alla crescita economica e sociale dei territori, contribuendo alla ripresa dell’economia e alla ricostruzione anche dopo la grave prova del terremoto che colpisce il Friuli nel 1976. E proprio in Friuli Venezia Giulia, nel 1972, nasce la prima cooperativa sociale al mondo, per iniziativa di Franco Basaglia che, a Trieste, sperimenta la deistituzionalizzazione dei pazienti degli Ospedali psichiatrici. Gli anni Ottanta e Novanta vedono la grande crescita della cooperazione sociale (del 1991 è la legge 381 che le riconosce e fornisce un inquadramento normativo al fenomeno) accanto alle cooperative di produzione e lavoro attive nei più diversi ambiti. Nel 1988, le cooperative aderenti a Confcooperative sono, in Friuli Venezia Giulia, ben 1.197 (31 sono le banche di credito cooperativo) su un totale di 2.121 cooperative.
Gli ultimi due decenni vedono un processo di progressiva concentrazione, particolarmente marcato tra le cooperative agricole, alcune delle quali raggiungono importanti posizioni sui mercati nazionali ed internazionali. Le cooperative sociali continuano la loro crescita: nel 2022 rappresentano il 40 per cento di tutti i lavoratori e le lavoratrici delle cooperative aderenti (8.742 su 22.242) mentre la cooperazione agricola, con circa 600 milioni di euro di fatturato, continua a rappresentare una parte importante, quasi la metà, del valore economico del movimento cooperativo regionale. Cresce inoltre sempre di più la presenza femminile nelle cooperative. La cooperazione, infine, si è estesa a nuovi settori: cultura, turismo (con l’originale esperienza degli alberghi diffusi), sanità, cooperative tra professionisti, confermando la propria resilienza e vitalità anche negli anni Duemila.