organi

Gli organi di Confcooperative Friuli Venezia Giulia vengono eletti ogni quattro anni dai delegati eletti dalle cooperative nelle assemblee territoriali. Gli organi attualmente in carica sono stati eletti nel corso dell’Assemblea regionale svoltasi il 16 marzo 2024 a Gorizia, per il mandato 2024-2028.

Nuova vita agli abiti usati grazie alle cooperative sociali del Fvg

Ogni anno in Friuli VG 2.613 tonnellate di indumenti usati vengono raccolti e avviati a nuova vita grazie al lavoro di tre cooperative sociali aderenti a Confcooperative, la principale Associazione del settore cooperativo. La cooperativa sociale Nascente, di Udine, la cooperativa sociale Querciambiente di Muggia e la cooperativa sociale Karpòs di Porcia, gestiscono complessivamente 594 cassonetti per la raccolta di indumenti usati, sull’intero territorio regionale.

È solo una fetta di un mondo che a livello nazionale ha un potenziale di 50mila nuovi posti di lavoro e percorsi di inclusione lavorativa per 15mila persone svantaggiate. Tanto potrebbe generare una filiera tessile impegnata a dare nuova vita agli abiti usati attraverso il recupero e il riuso di rifiuti tessili e il coinvolgimento delle cooperative sociali forti della loro esperienza trentennale. A stimarlo è Confcooperative Federsolidarietà che, in questi giorni, alla fiera Ecomondo di Rimini ha organizzato l’evento “Sostenibili e inclusive: il valore delle cooperative sociali nella filiera del tessile”, per favorire sinergie e dare vita a un modello nazionale in grado di generare economia, occupazione e riduzione degli sprechi.

Già oggi, ricorda Confcooperative, delle 150 mila tonnellate di rifiuto tessile raccolto annualmente in Italia, oltre un terzo è realizzato dalle cooperative sociali, garantendo così occupazione per oltre 5mila lavoratori, di cui circa 1.500 persone disabili e svantaggiate. E il margine per far cresce questa economia del riuso c’è. Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nel nostro Paese, ogni anno, circa 630mila tonnellate di rifiuti tessili finiscono impropriamente nello smaltimento indifferenziato che vuol dire discarica o inceneritore.


La filiera degli indumenti usati

Cosa succede, dunque, agli indumenti che migliaia di residenti della nostra regione conferiscono negli appositi cassonetti? «Gli indumenti vengono raccolti operando, nel nostro caso, nell’ambito di rapporti con i gestori del servizio di raccolta rifiuti, dunque le “municipalizzate” oppure i Comuni stessi. In altri casi, poi – spiega Davide Cattaneo, presidente di Querciambiente – ci occupiamo di effettuare una sorta di selezione preliminare, una cernita finalizzata a eliminare rifiuti che finiscono impropriamente nei cassonetti, come libri o giocattoli. Lo step successivo vede la spedizione degli indumenti verso aziende che, a livello nazionale, gestiscono le fasi successive».

I passaggi successivi divergono soprattutto in base alla qualità degli indumenti: «In molti casi il filato è ancora buono anche se l’indumento è rovinato, e questo permette di avviarlo alla filiera del riciclo del filato – dice Paola Marano, presidente di Karpòs –. In molti altri casi, invece, l’indumento è in uno stato sufficientemente buono da poter essere avviato al riuso vero e proprio. In questo caso intermediari successivi acquisiscono il vestiario usato che, in gran parte, prende la strada di Paesi diversi soprattutto quelli emergenti. Fortunatamente, invece, gli indumenti in cattivo stato, irrecuperabili e quindi da smaltire, sono pochissimi».

La sostenibilità economica di questa filiera sta proprio nel riuso: «Gli indumenti recuperati arrivano soprattutto in Africa (in particolare il vestiario estivo, mentre quello invernale spesso va in Europa orientale, ad esempio in Ucraina), dove vengono acquistati e in questo modo il sistema di raccolta si regge economicamente. È un passaggio fondamentale – sottolinea Glauco Gonano, direttore della cooperativa Nascente - perché consente di sostenere una filiera che offre lavoro a decine di lavoratori svantaggiati in tutta la regione e, quindi, di rivestire un ruolo importante come occasione di inserimento lavorativo per tali categorie di persone».

Premio nazionale sulla sostenibilità a due cooperative del Fvg

La sostenibilità premia il Friuli VG. Sono due, infatti, le imprese della nostra regione premiate a Roma da Confcooperative nazionale – associazione che riunisce 17.000 cooperative italiane, delle quali 518 in Friuli VG – nell’ambito della Giornata nazionale della Sostenibilità cooperativa. Un premio che ha voluto valorizzare le imprese cooperative che più si sono impegnate per diffondere la cultura della sostenibilità e i 17 Obiettivi delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. A ritirare i premi il presidente Gianluca Trevisan, della Cantina di Ramuscello e San Vito, e la vicepresidente Annalisa Bonfiglioli, accompagnata dalla responsabile di progetto Sara Danelon, per Cramars. A guidare la delegazione del Friuli VG, il presidente regionale di Confcooperative, Daniele Castagnaviz, accompagnato dal presidente di Confcooperative Pordenone, Luigi Piccoli. Soddisfazione è stata espressa da Castagnaviz: «Cooperazione è sinonimo di sostenibilità e di attenzione per il territorio, la comunità, le persone: siamo particolarmente contenti del risultato che porta a casa la nostra regione e che testimonia del prezioso lavoro che stiamo svolgendo per diffondere la cultura della sostenibilità ambientale e sociale, oltre che economica, fra le nostre imprese cooperative. Quest’anno, tra l’altro, abbiamo lanciato la prima edizione del Premio Regionale Sostenibilità, la cui risposta da parte delle scuole, con 16 classi partecipanti, è un ulteriore segno di un interesse tangibile delle nuove generazioni e del mondo della scuola verso tale tematica».

 

I premiati

La Cantina produttori di Ramuscello e San Vito è stata premiata con il secondo posto nella categoria “foto” per la fotografia del murale realizzato dal maestro Francesco Tullio Altan. Una grande opera (15 m x 3 m) che spicca imponente sulla parete del nuovo depuratore della cantina cooperativa. La grafica, che ritrae un paesaggio bucolico ricco d’acqua e dove svettano numerosi personaggi cari all’artista friulano, con la Pimpa che fa gli onori di casa, sarà meta di visite da parte dei cittadini e delle scolaresche. L’esecuzione di questo magnifico murale si è reso possibile grazie al contributo degli alunni della 3^ classe del Liceo artistico “Galvani” di Cordenons, della Scuola Mosaicisti del Friuli e dall’Associazione culturale Kantiere Misto. Una decisione, quella della realizzazione del murale, che la Cantina ha preso in occasione della costruzione del nuovo depuratore, inaugurato lo scorso luglio, e con il quale la cooperativa della Destra Tagliamento – che conta 159 soci e conferenti per 810 ettari di vigneto coltivato – conferma uno spiccato impegno per la sostenibilità.

La cooperativa sociale Cramars di Tolmezzo ha ottenuto, invece, il terzo posto a livello nazionale per il video realizzato nell’ambito del progetto GREEN TIM “GREEN Tourism In the Mountain”, con le riprese effettuate da Davide Anzimanni presso Malga Pramosio. Un progetto finanziato da HEurOpen (partnership tra Euroleader, Openleader e Hermagor in Austria) nell’ambito del Programma Interreg V-A Italia-Austria 2014-2020 e che ha coinvolto complessivamente 5 partner italiani e austriaci, tra i quali, sul lato italiano, il Consorzio di Promozione Turistica del Tarvisiano, di Sella Nevea e del Passo Pramollo (LEAD PARTNER), la Cramars stessa, la Comunità di Montagna della Carnia e PromoTurismo Fvg quale partner associato.

La Cooperativa Cramars nasce nel 1997 e, da allora, ha continuato a interpretare in maniera sempre innovativa la sua vocazione che la vede impegnata nell’ambito della formazione professionale. Il suo approccio ha rivoluzionato il modo di avvicinarsi al mondo del lavoro sul territorio della Carnia e della montagna friulana. Da allora è cresciuta e opera sull’intero territorio regionale, affiancando alla formazione attività nell’ambito dello sviluppo locale e dell’innovazione sociale: attività che hanno contribuito a dare alla cooperativa un’identità unica nel panorama cooperativo e imprenditoriale del Friuli VG.

Una nuova casa per pesci, crostacei e molluschi con le piramidi sottomarine

Una serie di isole artificiali sommerse per sostenere il settore regionale della pesca e aumentare la biodiversità marina. Sono gli scopi principali del progetto “Upi – Unità Produttiva Ittica” ideato da Confcooperative Fvg, con un sostegno europeo pari a 570mila euro attraverso il fondo FEAMP 2014-2020 (Misura 1.40) ed il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e recentemente giunto nella fase pratica della sua realizzazione. Infatti, è in svolgimento la posa delle strutture sottomarine a 10 metri di profondità, a circa 3 chilometri al largo di Lignano Sabbiadoro, che avranno lo scopo di offrire riparo e vita per i pesci, i molluschi e i crostacei dell’Alto Adriatico. La porzione di mare afferente al progetto, monitorato in precedenza e che continuerà a essere monitorato anche nei prossimi mesi, in collaborazione con tecnici (anche subacquei), esperti, il Cogepa Monfalcone-Trieste e la validazione dell’Università di Udine, è di circa 800 ettari di un’area che Arpa Fvg ha definito con uno stato ecologico “buono”.

Un modello innovativo di gestione della risorsa e della pesca sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Non si deve dimenticare, difatti, lo stato di crisi del comparto regionale, sia a causa della riduzione del pescato (-74% a Grado e -54% a Marano Lagunare, negli ultimi 10 anni) che delle flotte (-20%). Una crisi che colpisce soprattutto la pesca artigianale in conseguenza della mancanza di risorse ittiche, della riduzione dei “nutrienti”, dei cambiamenti ambientali e dell’invasione di organismi in competizione (granchio blu, ctenofori ecc.).

«Favorire il ripopolamento dei nostri mari significa anche dare prospettive concrete alla diversificazione delle attività che, in futuro, saranno sempre più importanti come l’ittiturismo e le attività legate alla gestione della risorsa mare – sottolinea Riccardo Milocco, presidente del Consorzio Cogepa -. Per rispondere alle sfide che la pesca ha davanti e pure per favorire il rinnovamento generazionale rendendo la professione più attrattiva per i giovani, vogliamo aumentare il nostro protagonismo all’interno della “blue economy”. I pescatori hanno l’esigenza di integrare la tradizionale attività di pesca con nuove fonti di reddito. Progetti come questo non sono quindi semplici “infrastrutture”, ma possono davvero far fare quel passo nel futuro a tutto il comparto, dando continuità alla filiera della pesca nella nostra Regione, nei prossimi anni».

Delle piastre ottagonali di calcestruzzo “naturale”, a superficie ruvida, con degli enormi fori circolari, costituiscono la base per i moduli assemblati in maniera stabile a formare 80 piramidi adatte a promuovere la vita marina. Le piramidi saranno “protette” dalla pesca illegale a strascico da apposite barriere posizionate sui fondali. Come detto, l’intervento ha lo scopo di aumentare le superfici sottomarine solide con degli scogli “artificiali” ottenendo un effetto di attivazione della catena alimentare e di aggregazione, aumentando così la presenza della popolazione ittica, soprattutto locale: branzini, orate, ombrine, cefali, sardoni, sardelle, suri. Nell’area di mare considerata, l’attività di pesca verrà condotta in modo sostenibile, grazie a un regolamento redatto dal Cogepa, verificando costantemente l’entità e la qualità dei prelievi. La fase realizzativa del progetto terminerà nel novembre 2023, ma i suoi effetti si vedranno negli anni futuri.

Danni da maltempo

Venerdì scorso, 28 luglio, Confcooperative ha partecipato alla riunione indetta dall'Amministrazione regionale in merito ai danni provocati dagli eventi atmosferici verificatisi a luglio e che hanno determinato gravi danni alle imprese, in particolar modo quelle del comparto agricolo. Per Confcooperative erano presenti il presidente regionale Daniele Castagnaviz, il Segretario generale dell'Unione regionale, Nicola Galluà, il presidente della federazione Fedagripesca FVG, Venanzio Francescutti. L’Assessore Sergio Emidio Bini, oltre all’elenco dei danni e alla delimitazione delle aree, ha comunicato che il Presidente della Regione ha chiesto al Consiglio dei Ministri lo Stato di emergenza nazionale e siamo in attesa della nomina del Commissario delegato (presumibilmente lo stesso Presidente) che avvierà la ricognizione puntuale dei danni sui beni di privati ed imprese.

Nel contempo la Giunta regionale, oltre ad aver dichiarato lo Stato di emergenza regionale, ha stanziato 50 milioni di euro in occasione della seduta del Consiglio Regionale dello scorso 25 luglio e l’avvio del procedimento contributivo, individuando i Comuni quali soggetti attuatori nella raccolta delle istanze di risarcimento di privati ed imprese.

E’ superfluo sottolineare che, allo stato attuale delle cose, i danni non sono ancora quantificabili, in quanto si attende una valutazione complessiva che potrà avvenire non prima del prossimo ottobre c.a. A tal fine possono essere utilizzati i moduli che sono stati predisposti dalla Protezione civile regionale per la quantificazione dei danni.

Tra le criticità emerse in sede di confronto, è stato sottolineato il grave problema della rimozione e smaltimento dei tetti in eternit (amianto) e dei pannelli fotovoltaici danneggiati, su cui dovrebbe esserci una semplificazione delle procedure previste per la loro manutenzione. Altri aspetti critici sono legati alla disponibilità dei Vigili del Fuoco e dei periti per la valutazione dei danni sulle strutture colpite.
Vi è infine da valutare la copertura di eventuali polizze assicurative private che potrebbero contribuire alla copertura parziale dei sinistri.
L’idea di fondo è quella di gestire l’evento nella stessa maniera dell’evento VAIA, ovvero con contributi finanziari statali/regionali fino all’80% del danno subito e massimali di spesa che, allora, erano di 150.000 euro per i privati e 450.000 euro per le imprese.
Le diverse Organizzazioni datoriali presenti si sono rese disponibili ad avviare, da parte loro, una prima raccolta dei danni subiti dai loro associati, alla quale Confcooperative FVG ha aderito. Le strutture territoriali e di settore della confederazione sono a disposizione delle imprese associate per supportarle in questa delicata fase.